Il prezzo dell’oro è un tema centrale sia per gli investitori che per chi opera nel settore della gioielleria o semplicemente possiede oggetti di valore. Tra i fattori che più incidono sul valore di mercato dell’oro, la purezza minima consentita è senza dubbio uno degli elementi più determinanti. Essa influenza non solo il prezzo al grammo, ma anche la possibilità stessa di definire un oggetto come “oro” secondo le normative internazionali. Comprendere questa dinamica permette di valutare correttamente il prezzo e la qualità di oro in qualsiasi forma esso venga proposto.
Standard internazionali: la purezza minima dell’oro
Prima di approfondire il rapporto tra prezzo e purezza, è importante comprendere cosa si intenda per “purezza minima consentita”. Le normative internazionali definiscono i valori minimi oltre i quali un oggetto può essere commercializzato come oro vero e proprio.
- Negli Stati Uniti, la legge prevede che un oggetto sia considerato oro solo se ha una purezza pari o superiore a 10 carati (41,67% di oro puro).
- In Italia (così come in Francia, Regno Unito, Austria, Portogallo e Irlanda), la soglia legale è 9 carati (37,5% di oro puro).
- In Danimarca, Germania e Grecia la purezza minima è di 8 carati (33,3% di oro puro).
Per quanto riguarda l’oro da investimento come lingotti e monete, la regolamentazione è ancora più severa: i lingotti devono presentare una purezza minima di 995 millesimi (99,5%), anche se la maggior parte delle emissioni moderne raggiunge la purezza di 999,9 millesimi (99,99%). Nelle monete d’oro la purezza è spesso tra i 22 carati (916 millesimi) e i 24 carati (999 millesimi).
Purezza e unità di misura: carati e millesimi
La purezza dell’oro si misura generalmente in carati o millesimi. Queste grandezze rappresentano la quantità di oro puro contenuta in una lega.
- Oro 24 carati: È la forma più pura disponibile commercialmente, composta dal 99,99% di oro. È denominato anche oro 999.
- Oro 18 carati: Contiene il 75% di oro puro ed è indicato come oro 750. Il resto è costituito da altri metalli come rame o argento, aggiunti per conferire maggiore durezza e resistenza all’abrasione.
- Oro 14, 10, 9 carati e altri: In queste leghe, la percentuale di oro puro scende rispettivamente al 58,5%, 41,7% e 37,5%.
L’incidenza della purezza sul prezzo dell’oro
Il prezzo dell’oro varia in maniera proporzionale alla purezza. In altre parole, più alta è la quantità di oro puro presente in un oggetto, maggiore sarà il suo valore per grammo sul mercato.
Ad esempio, per calcolare il valore di oro 18 carati, si parte dal prezzo dell’oro puro al grammo (detto anche spot price) e lo si moltiplica per la percentuale di oro puro contenuta nella lega, ovvero il 75% (0,75). Questo significa che, a parità di peso, un oggetto in oro 18 carati avrà un valore circa tre quarti rispetto a un oggetto di pari peso in oro 24 carati o 999. Questa formula si applica per tutte le carature:
- Oro 24 kt: prezzo oro puro x 1
- Oro 18 kt: prezzo oro puro x 0,75
- Oro 14 kt: prezzo oro puro x 0,585
- Oro 10 kt: prezzo oro puro x 0,417
Per gli investitori o per chi acquista lingotti e monete come riserva di valore, la purezza più elevata (999 o 999,9) è sempre più ambita proprio perché garantisce un ritorno corrispondente al valore di mercato internazionale dell’oro, senza eccessive alterazioni dovute alla presenza di altri metalli.
Altri fattori che influenzano il prezzo oltre la purezza
Va sottolineato che la purezza non è l’unico parametro rilevante nella determinazione del valore dell’oro. Soprattutto nel settore della gioielleria, altri fattori concorrono a determinarne il prezzo:
- Design e manifattura: La lavorazione artigianale, la rarità di un pezzo, la firma di un grande marchio o la presenza di pietre preziose possono aumentare notevolmente il valore di un gioiello in oro, anche se di caratura inferiore.
- Condizione e conservazione: Un oggetto ben conservato, magari antico o di particolare interesse storico, può essere venduto a un prezzo anche superiore rispetto al valore del metallo.
- Mercato e domanda: L’andamento del mercato internazionale, la richiesta di oro in determinati periodi (ad esempio in tempi di crisi economica) o oscillazioni dei cambi valutari influenzano il prezzo oro su base quotidiana.
- Tipologia di oggetto: Un lingotto d’oro puro sarà valutato solo in relazione al suo contenuto di oro, mentre un gioiello porterà con sé un sovrapprezzo dato dalla manifattura e dal design.
Purezza, strategie d’acquisto e scenario fiscale
L’acquisto di oro ad alta purezza (24 carati per lingotti, 22-24 carati per monete) è particolarmente preferito dagli investitori, anche perché esente (in molti Paesi europei) dal pagamento dell’IVA, in quanto considerato bene di investimento e non prodotto lavorato. La materia prima oro a uso industriale o da destinare a investimenti finanziari, per normativa, viene proposta solo sopra la soglia minima di purezza richiesta dagli organi di controllo.
Chi si orienta invece verso l’acquisto di gioielli dovrà trovare il giusto equilibrio tra durabilità e purezza: l’oro 18 carati rappresenta infatti una soluzione ottimale, grazie alla maggiore resistenza legata alla presenza di altri metalli, senza scendere però troppo come contenuto di oro puro. In alcuni mercati, specialmente quelli anglosassoni, trova diffusione anche l’oro a 14 o 10 carati, dov’è consentito dal punto di vista legislativo.
In sintesi, la variazione del prezzo dell’oro in base alla purezza minima consentita è una questione legata sia alle regole del mercato internazionale sia alle norme locali e agli impieghi finali del metallo. Più elevata è la purezza, più alto il valore per grammo, ma nel caso dei gioielli occorre sempre tenere in considerazione elementi aggiuntivi che possono far lievitare il prezzo oltre il valore intrinseco dell’oro. Questa dinamica fa dell’oro un bene versatile, la cui valutazione dipende da diversi fattori in equilibrio costante.