Stanchezza persistente: quali analisi fare e quando preoccuparsi della sonnolenza eccessiva

La stanchezza persistente e la sonnolenza eccessiva sono sintomi che possono interferire profondamente sul benessere quotidiano. Quando lo stato di affaticamento sembra ingiustificato, dura per molti mesi e non migliora con il riposo, può nascondere problematiche di varia natura, alcune delle quali richiedono attenzione medica. Spesso le persone si chiedono quali analisi fare e se sia il caso di preoccuparsi per queste sensazioni di spossatezza apparentemente inspiegabili.

Cosa si intende per stanchezza persistente?

Si parla di spossatezza o astenia persistente quando la sensazione di mancanza di energia perdura per almeno sei mesi e interferisce con le normali attività giornaliere. Questo quadro si accompagna frequentemente a sonnolenza diurna, difficoltà di concentrazione, memoria rallentata, mal di testa e dolore muscolare. Quando questi sintomi non si spiegano facilmente con uno sforzo fisico, un periodo di stress o una notte insonne, è importante considerarli con attenzione, in particolare se non migliorano con il riposo o cambiano la qualità della vita della persona.

La sindrome da stanchezza cronica è solo una delle possibili cause ma esistono molte altre condizioni che possono manifestarsi in questo modo, dallo stile di vita a patologie sottostanti di varia natura .

Le principali cause di affaticamento cronico

  • Disturbi del sonno: Apnea notturna, insonnia, o un riposo frammentato possono non permettere un recupero fisiologico, lasciando il corpo in stato di “debito di sonno” con conseguente sonnolenza diurna .
  • Carenze nutrizionali: Insufficienza di ferro, vitamina B12, acido folico o altre vitamine e minerali essenziali possono generare affaticamento fino a veri e propri stati di anemia .
  • Alterazioni tiroidee: L’ipotiroidismo, tra gli altri squilibri ormonali, è una causa frequente di affaticamento persistente, specialmente se associato ad aumento di peso, pallore e pelle secca .
  • Infezioni croniche: Alcuni virus, in particolare l’Epstein-Barr (agente della mononucleosi) e il citomegalovirus, possono innescare o peggiorare scenari di stanchezza cronica, anche a distanza dall’evento acuto .
  • Condizioni psichiche: Stati di depressione, ansia o stress mentale prolungato si presentano spesso con sintomi somatici come fiacchezza, sonnolenza e svogliatezza .
  • Malattie sistemiche: Il diabete, le malattie autoimmuni, l’insufficienza renale o epatica e patologie cardiache possono manifestarsi nelle fasi iniziali o croniche proprio tramite stanchezza prolungata .
  • Effetti collaterali farmacologici: L’utilizzo di alcuni farmaci (antistaminici, antidepressivi, ansiolitici, antipertensivi) può influire sull’energia percepita .

Quando preoccuparsi?

Se la stanchezza e la sonnolenza sono di breve durata e legate a eventi stressanti noti oppure a periodi di maggior carico di lavoro, possono considerarsi fisiologiche e superabili. Tuttavia, è opportuno consultare il medico quando:

  • Persistono per più di alcune settimane senza una causa identificabile.
  • Non migliorano con il riposo o il tempo libero.
  • Si associano a perdita di peso non volutà, sudorazioni notturne, febbricola, palpitazioni, dolori diffusi o gonfiore linfonodale.
  • Compaiono difficoltà respiratorie, sintomi neurologici (per esempio, formicolii, alterazione della forza muscolare, confusione), sanguinamenti o altri segni di allarme.

Questi segni suggeriscono la necessità di una valutazione clinica pronta per escludere condizioni potenzialmente gravi .

Quali analisi fare davanti a stanchezza eccessiva

La valutazione specialistica inizia sempre da una visita medica accurata, comprendente anamnesi dettagliata, esame obiettivo e individuazione di eventuali altri disturbi correlati. Le prime analisi di laboratorio consigliate sono:

  • Emocromo completo: Per escludere anemia e infezioni in corso .
  • Ferritina e sideremia: Indicano le riserve di ferro.
  • Glicemia ed esame della funzione epatica e renale.
  • Dosaggio di vitamina B12 e acido folico: Rilevano carenze vitaminiche responsabili anche di disturbi neurologici minori .
  • TSH e ormoni tiroidei: Fondamentali per identificare squilibri della tiroide .
  • Esami infettivi mirati (EBV, CMV) se vi è il sospetto di una vecchia infezione .
  • Screening per patologie infiammatorie e metaboliche più complesse a seconda della storia personale.

Se i sintomi persistono nonostante la negatività degli esami standard, può essere necessario uno studio del sonno in ambiente specialistico (polisonnografia), in caso si sospettino disturbi respiratori notturni o narcolessia. Vengono utilizzati test come il test delle latenze multiple del sonno e l’esame di mantenimento della veglia per distinguere fra sonnolenza reale e stanchezza fisica, valutando la rapidità con cui ci si addormenta o la capacità di rimanere svegli in ambiente tranquillo .

Stili di vita e fattori modificabili

In attesa di diagnosi, la modifica di alcune abitudini può ridurre la stanchezza:

  • Adottare una dieta equilibrata e ricca di tutti i nutrienti essenziali.
  • Favorire una routine stabile del sonno, evitando l’uso di dispositivi elettronici nelle ore serali.
  • Praticare attività fisica regolare e di grado appropriato, senza esagerare.
  • Ridurre stress psicofisico con tecniche di rilassamento e, se necessario, supporto psicologico.
  • Evitare alcol e sostanze stupefacenti, moderare l’assunzione di caffeina.

In molti casi, la stanchezza e la sonnolenza eccessiva possono essere ricondotte a una combinazione di fattori, inclusi quelli modificabili attraverso un percorso di stile di vita più salutare .

Affrontare la stanchezza persistente non significa mai sottovalutare il problema, né cedere all’autodiagnosi: la collaborazione con il medico resta lo strumento più efficace per identificare le reali cause e individuare, laddove necessario, percorsi diagnostici e terapeutici personalizzati.

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